Un viaggio dantesco nel cuore delle vulnerabilità digitali – Speciale Dantedì

“Nel mezzo del cammin di nostra vita lavorativa, ci ritrovammo in una selva digitale oscura, che la diritta via era smarrita…”

Nel giorno in cui si celebra Dante Alighieri, guida senza tempo tra i gironi dell’Inferno, volgiamo lo sguardo a un altro tipo di discesa: quella che molte PMI compiono – spesso inconsapevolmente – nel mondo della cyber-insicurezza.

Il contesto digitale, con i suoi vantaggi e complessità, rappresenta oggi una “selva oscura” dove minacce invisibili si annidano dietro ogni decisione tecnologica non ponderata. Senza una guida, senza consapevolezza e senza strategia, è facile smarrire la via della sicurezza e cadere nei cerchi infernali degli errori più comuni: password deboli, sistemi obsoleti, formazione assente, dati non protetti, piani di emergenza inesistenti.

Come nel viaggio dantesco, anche in questo percorso ogni cerchio rappresenta un peccato – non morale, ma organizzativo – che espone l’azienda a rischi reali: interruzioni operative, furti di dati, danni reputazionali e sanzioni.

In questo articolo ti accompagneremo in un viaggio tra i “gironi digitali” della cybersecurity nelle PMI, per aiutarti a riconoscere gli errori, evitarli e – con gli strumenti giusti – “uscir a riveder le stelle”, rafforzando la resilienza della tua organizzazione.

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Discesa agli inferi: gli errori più comuni

Nel regno della Cybersecurity, l’errore umano rappresenta uno dei principali fattori di rischio. La maggior parte delle violazioni nasce da comportamenti inconsapevoli: dipendenti ignari, distratti o non adeguatamente formati che, con un semplice clic, aprono varchi nelle difese aziendali.

Questi errori, spesso trasversali e sottovalutati, generano vulnerabilità critiche capaci di compromettere l’intera infrastruttura IT, portando l’organizzazione a una lenta discesa tra i gironi della scarsa sicurezza digitale.

  1. Il primo cerchio: il limbo dei dipendenti ignari: Qui si trovano coloro che, privi di formazione o consapevolezza, diventano il primo punto d’accesso per gli attaccanti. Clic su link malevoli, download di allegati infetti, uso improprio delle credenziali: il phishing e l’ingegneria sociale proliferano grazie alla disattenzione.
  2. ll secondo cerchio: le password fragili: Qui risiedono le credenziali deboli, prevedibili, riutilizzate o condivise senza alcun criterio. Password troppo semplici da indovinare e troppo comuni per sfuggire ai motori di attacco automatizzati come il brute-force o il credential stuffing. Una volta compromesse, queste credenziali – spesso vendute nel dark web – diventano la chiave per accedere a sistemi aziendali critici.
  3. Terzo cerchio: Il girone degli aggiornamenti dimenticati: Sistemi operativi e software non aggiornati popolano questo girone. Le vulnerabilità note (CVE) se non corrette con le patch ufficiali, diventano un invito aperto agli attaccanti. Ignorare gli aggiornamenti equivale a lasciare la porta aperta: è solo questione di tempo prima che qualcuno la varchi.
  4. Quarto cerchio: L’abisso dei dati non protetti: I dati aziendali sono il bene più prezioso, eppure spesso non vengono adeguatamente protetti. La mancanza di crittografia, sia in transito che a riposo, li espone al rischio di furto o perdita. Senza una corretta protezione, i dati possono finire nelle mani sbagliate, causando danni irreparabili.
  5. Quinto cerchio: Il labirinto delle configurazioni errate: Tra i meandri di questo girone si nascondono configurazioni mal gestite: firewall permissivi, permessi eccessivi, porte aperte, segmentazione assente. Anche il miglior sistema, se mal configurato, diventa una porta spalancata agli attaccanti.
  6. Sesto cerchio: La voragine senza piano di emergenza: Un’azienda priva di un piano di risposta agli incidenti (IRP) adeguato è come un’imbarcazione senza timone nel mezzo della tempesta. Senza una strategia di risposta strutturata, ogni incidente diventa una crisi fuori controllo, amplificando l’impatto operativo e i tempi di ripristino
  7. Settimo cerchio: la selva delle minacce ignorate: Non tutte le minacce provengono dall’esterno. In questo cerchio si aggirano dipendenti infedeli, fornitori poco sicuri, sistemi interni trascurati. L’assenza di visibilità e controllo sui rischi interni genera un ecosistema vulnerabile, pronto a esplodere.
  8. Ottavo cerchio: il lago di Phishing e Malware: Le acque ingannevoli di questo lago nascondono email fraudolente, allegati infetti e link camuffati. Il phishing resta il vettore più semplice e più efficace per installare malware, ottenere credenziali e aprire le porte a ransomware devastanti.
  9. Nono cerchio: l’inferno del lavoro remoto non sicuro: Nel girone più profondo si trovano le insidie del lavoro agile non protetto: dispositivi personali non gestiti (BYOD), connessioni non cifrate, Wi-Fi pubbliche utilizzate senza VPN. L’estensione del perimetro aziendale, se non governata, trasforma la flessibilità in fragilità.

La via per la salvezza: best practice per la resilienza aziendale

Superata la discesa nei gironi della non-sicurezza digitale, inizia per le PMI il cammino più importante: la risalita verso un modello di sicurezza maturo, coerente e sostenibile.
Un percorso che non si esaurisce nell’adozione di singole soluzioni tecniche, ma che richiede una visione integrata e strutturata della cybersecurity, calata nel contesto specifico dell’impresa.

I pilastri di un approccio corretto:

  1. Valutazione della postura attuale: Ogni percorso efficace parte da una fotografia oggettiva dello stato di fatto. L’adozione di strumenti di self-assessment o di audit guidati, basati su framework come il NIST Cybersecurity Framework (CSF) o i CIS Controls v8, consente di:
    • Identificare i gap rispetto alle best practice
    • Mappare le risorse critiche e le superfici d’attacco
    • Valutare il livello di rischio e la probabilità di impatti
  2. Adozione di un framework di riferimento L’utilizzo di standard internazionali permette di strutturare l’approccio in modo sistemico e scalabile. Tra i più adottati:
    • NIST CSF 2.0: suddivide la gestione della cybersecurity in 6 funzioni fondamentali: Govern, Identify, Protect, Detect, Respond, Recover. È flessibile e adatto a imprese di ogni dimensione.
    • ISO/IEC 27001: norma certificabile per l’implementazione di un Sistema di Gestione della Sicurezza delle Informazioni (ISMS).
    • CIS Controls: serie di controlli operativi prioritari e pragmatici, ideali per una prima implementazione efficace.
  3. Integrazione di persone, processi e tecnologie: Una buona postura di sicurezza nasce dall’equilibrio tra tre dimensioni:
    • Persone: formazione continua, cultura del rischio, accountability.
    • Processi: policy formalizzate, gestione degli accessi, risposta agli incidenti.
    • Tecnologie: soluzioni interconnesse, aggiornate e orchestrate in modo centralizzato (SIEM, EDR, MFA, DLP, ecc.).
  4. Gestione del rischio come asset strategico: La sicurezza informatica deve diventare parte del più ampio modello di Enterprise Risk Management (ERM). Ciò significa:
    • Includere la valutazione del rischio cyber nelle decisioni aziendali
    • Classificare i beni digitali in base alla loro criticità
    • Adottare il principio del “risk-based approach” per allocare budget, strumenti e priorità
  5. Pianificazione di un programma di miglioramento continuo: La sicurezza non è un progetto, ma un processo. Dopo l’analisi iniziale, è essenziale definire un piano di azione con:
    •  Obiettivi chiari e misurabili
    • Interventi progressivi, compatibili con le risorse disponibili
    • Azioni correttive e preventive integrate nel ciclo di miglioramento
    • Metriche e KPI per monitorare i risultati (es. MTTR, tasso di rilevamento, riduzione delle superfici esposte)

Il Virgilio della Cybersecurity: il ruolo strategico di un MSSP

Nel viaggio verso la salvezza digitale, nessuno dovrebbe camminare da solo. Come Dante fu guidato da Virgilio attraverso l’Inferno, anche le aziende – soprattutto le PMI – hanno bisogno di una guida esperta che le accompagni fuori dalla selva oscura della cyber-insicurezza.

Molte organizzazioni, infatti, non possiedono internamente le competenze, le risorse o le tecnologie per gestire la sicurezza informatica in modo continuo, strutturato e aggiornato. La cybersecurity, non essendo il loro core business, finisce per essere affrontata in modo reattivo o parziale, esponendole a rischi sempre più gravi.

In questo scenario, il MSSP (Managed Security Service Provider) rappresenta una figura chiave: un partner specializzato che affianca l’azienda con un approccio integrato, scalabile e proattivo alla protezione del patrimonio digitale.

Un MSSP qualificato garantisce:

  • Monitoraggio continuo (24/7) di sistemi, reti ed endpoint, con capacità di rilevamento e risposta in tempo reale
  • Gestione centralizzata delle minacce, supportata da tecnologie avanzate (SIEM, EDR, XDR, Threat Intelligence)
  • Competenze specialistiche sempre aggiornate su tecniche di attacco, vulnerabilità emergenti e normative
  • Supporto alla compliance normativa, in linea con regolamenti come GDPR, NIS2, ISO/IEC 27001
  • Riduzione dei costi e dei tempi di intervento, grazie a una governance snella e a SLA strutturati

Ma soprattutto, un MSSP offre continuità operativa, visione strategica e tranquillità gestionale, permettendo all’azienda di concentrarsi sull’innovazione, la crescita e la competitività, con la certezza di essere protetta.

Conclusione: la sicurezza come scelta consapevole

Il viaggio che abbiamo compiuto tra i gironi dell’insicurezza informatica ci ha mostrato quanto sottili – e spesso invisibili – possano essere le crepe nel tessuto digitale delle organizzazioni. Errori apparentemente banali, frutto di abitudini consolidate, scarsa consapevolezza o mancanza di strategia, si trasformano con estrema facilità in varchi aperti per minacce sempre più sofisticate.

Eppure, come ogni discesa nell’oscurità, anche questa può diventare l’inizio di una risalita.
La via della salvezza non è un elenco di soluzioni tecniche da spuntare, né una corsa all’ultimo tool. È un cammino che inizia da una scelta: quella di prendere sul serio la propria sicurezza digitale.

Un cammino fatto di consapevolezza, disciplina e visione. Di piccoli passi costanti, guidati da domande chiare:

  • Conosciamo davvero i nostri punti deboli?
  • Sappiamo cosa vogliamo proteggere e da chi?
  • Abbiamo gli strumenti, le persone e i processi giusti?
  • Siamo pronti a rispondere se qualcosa va storto?

In un contesto digitale che evolve con estrema rapidità, la sicurezza non può più essere considerata una barriera difensiva. È – e deve diventare – una leva strategica: per garantire continuità operativa, tutelare reputazione, rafforzare la fiducia di clienti e partner, e rendere il business capace di affrontare l’incertezza.

“Quinci uscimmo a riveder le stelle.”

La sicurezza è il cielo sereno verso cui tendere. Oggi, in occasione del Dantedì, celebriamo non solo la grandezza della parola, ma anche il significato del percorso. L’uscita dall’inferno digitale è possibile: serve solo il coraggio di iniziare il viaggio giusto, e di non percorrerlo da soli.

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E tu, dove ti trovi lungo questo viaggio?

Per aiutare le PMI a orientarsi con maggiore consapevolezza, abbiamo sviluppato un test di autovalutazione gratuito, ispirato al framework NIST.

Uno strumento pratico e immediato per:

  • Valutare il livello di maturità della tua sicurezza digitale
  • Identificare le aree di esposizione e le principali vulnerabilità
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